Poiché molti in privato mi stanno chiedendo il perché della drastica riduzione dei miei post e dei miei articoli, mi sembra giusto rispondere.
Ci sono vari motivi che però non risiedono in particolari difficoltà personali. Che ci sono, certamente, sarebbe inutile negarlo ma che non mi hanno mai fatto mancare l'appuntamento con le riflessioni - alcune brevi, alcune lunghe, alcune opportune, altre meno - attraverso le quali, dal lontano 2003, attraverso tutti gli spazi che la Rete concede, intrattengo giornalmente tutte quelle persone che mi concedono l'onore del proprio tempo, anche nei momenti più difficili.
In questi ventuno anni, il Male è più volte apparso nella mia vita, ma mai il soffio vitale che mi porta a voler esternare le mie riflessioni si era affievolito.
Quel che, stavolta, succede è molto semplice. Sto avendo un'acuta crisi personale che mi sta portando ad un profondo rigetto per il mio prossimo, un attacco acuto di misantropia che mi fa reagire male di fronte ad ogni cosa, fosse anche un banalissimo e inoffensivo commento, che peraltro si verifica ad ogni mio post.
Scrivo un post dove racconto di un ragazzo che mi ha scritto per dirmi che ha intrapreso un percorso di fede? Arriva quella che mi dice che "a parlare è il mio Ego" e non si capisce chi dovrebbe altrimenti parlare, visto che il post lo scrivo io.
Scrivo un post dove elenco le mie canzoni italiane favorite? Arriva l'idiota che, sbucato chissà da dove e come, si sente di dirmi che ascolto musica di basso valore, manco avessi scritto l'articolo per Rolling Stone o per TV Sorrisi e Canzoni.
Manifesto il mio fastidio verso i sociopatici che non sono capaci di non attaccarti sul piano personale e arriva, immancabile, l'accusa di "non accettare le critiche", come se io fossi costretto a sorbirmi ogni bassezza spacciata come critica, che viceversa, spesso, è soltanto l'espressione più linda e pinta dell'imbecillità e della mancanza di rispetto del prossimo.
Di tutto questo ne ho, scusatemi il termine, le palle piene.
Perché ne ho le palle piene dell'umanità.
Ho le palle piene di quella che sul profilo si sente in dovere di scrivere "Non rimorchiatemi, non rispondo ai privati" e nella quasi totalità dei casi è un cesso con i pedali che dovrebbe ringraziare il Padreterno che qualcuno se la sodomizzi in qualche modo, fosse anche sotto forma di augielli inviati tramite chat.
Ho le palle piene dei preti spogliati dei social che si sentono in dovere di spiegarci cosa sia Dio e cosa sia la fede e spesso sono privatamente delle vere e autentiche bestie.
Ho le palle piene delle polemiche assurde e strumentali che ogni giorno nascono non sul fatto che, tra 15-20 anni, la mia generazione non avrà una pensione - con tutto ciò che questo, a livello sociale, comporterà, altro che il cambiamento climatico - ma sul sesso degli angeli e dei pugili, dove si scontrano il peggio di tutta la subcultura LGBT e quelli che, fosse per loro, avrebbero ricominciato a pestare a sangue qualsiasi gay che gli capiti a tiro, non comprendendo la differenza tra l'intolleranza ai deliri woke e l'intolleranza verso chiunque si viva la propria essenza senza rompere le palle, che sia costellata da perversioni o no.
Ho le palle piene di quelli che, al ventesimo like, si sentono prossimi a diventare presidenti del Consiglio e credono di valere più del due di briscola che valgono, con atteggiamenti divistici che manco la buonanima di Lucio Battisti.
Ho le palle piene persino di me stesso, figuratevi, penso che tutto ciò che dico e che faccio sia inutile.
E non bastasse tutto questo, con quaranta gradi all'ombra, in una città come Napoli che non è propriamente nel Nord Europa, il mio ventilatore, mmocca a chella bucchin' 'e mammeta - che in antico aramaico si traduce "Sia lode a Dio per la sua benevolenza nei miei confronti" - ha deciso di scassarsi proprio il giorno di Ferragosto e giustamente non posso andare a comprarne uno nuovo, rapidamente. Quindi alla misantropia si sono aggiunte la misventilatorfobia e la misferragostofobia.
In queste condizioni, non si frequentano i social perché il rischio è di compromettere la propria credibilità agli occhi di quelle persone che ci hanno apprezzati e che non meritano che siano riversati loro addosso i fumi del proprio malumore. E proprio perché non voglio diventare uno di quei malati di mente che iniziano a riempire il proprio profilo di animali dicendo che "sono meglio degli esseri umani" e sentono in dovere di testimoniarcelo mentre limonano con un alano, allora ho deciso di pigliarmi una pausa.
Di positivo c'è che, dopo un periodo così, sviluppo una rabbia così forte e acuta, che i più grandi successi della mia vita sono arrivati proprio dopo momenti come questi. Appena mi riprenderò, tornerò a spaccare deretani più forte di prima. In senso figurato, si intende, dopotutto non sono Cecchi Paone.
Speriamo bene per il futuro.
Ci sono vari motivi che però non risiedono in particolari difficoltà personali. Che ci sono, certamente, sarebbe inutile negarlo ma che non mi hanno mai fatto mancare l'appuntamento con le riflessioni - alcune brevi, alcune lunghe, alcune opportune, altre meno - attraverso le quali, dal lontano 2003, attraverso tutti gli spazi che la Rete concede, intrattengo giornalmente tutte quelle persone che mi concedono l'onore del proprio tempo, anche nei momenti più difficili.
In questi ventuno anni, il Male è più volte apparso nella mia vita, ma mai il soffio vitale che mi porta a voler esternare le mie riflessioni si era affievolito.
Quel che, stavolta, succede è molto semplice. Sto avendo un'acuta crisi personale che mi sta portando ad un profondo rigetto per il mio prossimo, un attacco acuto di misantropia che mi fa reagire male di fronte ad ogni cosa, fosse anche un banalissimo e inoffensivo commento, che peraltro si verifica ad ogni mio post.
Scrivo un post dove racconto di un ragazzo che mi ha scritto per dirmi che ha intrapreso un percorso di fede? Arriva quella che mi dice che "a parlare è il mio Ego" e non si capisce chi dovrebbe altrimenti parlare, visto che il post lo scrivo io.
Scrivo un post dove elenco le mie canzoni italiane favorite? Arriva l'idiota che, sbucato chissà da dove e come, si sente di dirmi che ascolto musica di basso valore, manco avessi scritto l'articolo per Rolling Stone o per TV Sorrisi e Canzoni.
Manifesto il mio fastidio verso i sociopatici che non sono capaci di non attaccarti sul piano personale e arriva, immancabile, l'accusa di "non accettare le critiche", come se io fossi costretto a sorbirmi ogni bassezza spacciata come critica, che viceversa, spesso, è soltanto l'espressione più linda e pinta dell'imbecillità e della mancanza di rispetto del prossimo.
Di tutto questo ne ho, scusatemi il termine, le palle piene.
Perché ne ho le palle piene dell'umanità.
Ho le palle piene di quella che sul profilo si sente in dovere di scrivere "Non rimorchiatemi, non rispondo ai privati" e nella quasi totalità dei casi è un cesso con i pedali che dovrebbe ringraziare il Padreterno che qualcuno se la sodomizzi in qualche modo, fosse anche sotto forma di augielli inviati tramite chat.
Ho le palle piene dei preti spogliati dei social che si sentono in dovere di spiegarci cosa sia Dio e cosa sia la fede e spesso sono privatamente delle vere e autentiche bestie.
Ho le palle piene delle polemiche assurde e strumentali che ogni giorno nascono non sul fatto che, tra 15-20 anni, la mia generazione non avrà una pensione - con tutto ciò che questo, a livello sociale, comporterà, altro che il cambiamento climatico - ma sul sesso degli angeli e dei pugili, dove si scontrano il peggio di tutta la subcultura LGBT e quelli che, fosse per loro, avrebbero ricominciato a pestare a sangue qualsiasi gay che gli capiti a tiro, non comprendendo la differenza tra l'intolleranza ai deliri woke e l'intolleranza verso chiunque si viva la propria essenza senza rompere le palle, che sia costellata da perversioni o no.
Ho le palle piene di quelli che, al ventesimo like, si sentono prossimi a diventare presidenti del Consiglio e credono di valere più del due di briscola che valgono, con atteggiamenti divistici che manco la buonanima di Lucio Battisti.
Ho le palle piene persino di me stesso, figuratevi, penso che tutto ciò che dico e che faccio sia inutile.
E non bastasse tutto questo, con quaranta gradi all'ombra, in una città come Napoli che non è propriamente nel Nord Europa, il mio ventilatore, mmocca a chella bucchin' 'e mammeta - che in antico aramaico si traduce "Sia lode a Dio per la sua benevolenza nei miei confronti" - ha deciso di scassarsi proprio il giorno di Ferragosto e giustamente non posso andare a comprarne uno nuovo, rapidamente. Quindi alla misantropia si sono aggiunte la misventilatorfobia e la misferragostofobia.
In queste condizioni, non si frequentano i social perché il rischio è di compromettere la propria credibilità agli occhi di quelle persone che ci hanno apprezzati e che non meritano che siano riversati loro addosso i fumi del proprio malumore. E proprio perché non voglio diventare uno di quei malati di mente che iniziano a riempire il proprio profilo di animali dicendo che "sono meglio degli esseri umani" e sentono in dovere di testimoniarcelo mentre limonano con un alano, allora ho deciso di pigliarmi una pausa.
Di positivo c'è che, dopo un periodo così, sviluppo una rabbia così forte e acuta, che i più grandi successi della mia vita sono arrivati proprio dopo momenti come questi. Appena mi riprenderò, tornerò a spaccare deretani più forte di prima. In senso figurato, si intende, dopotutto non sono Cecchi Paone.
Speriamo bene per il futuro.