Pepe Mujica, come Papa Francesco, non mi è mai piaciuto. Diffidate sempre dei Savonarola che ostentano un'immagine di sé sciatta e dimessa, guidano maggiolini vecchi e male in arnese, raccomandano di conservarsi indigenti e di evirare ogni ambizione; fanno la predica ai benestanti del proprio paese mentre vanno a braccetto coi padroni dell'universo che portano dissoluzione e instabilità (cioè miseria) su scala planetaria. Pepe Mujica era tutto questo. Pepe Mujica era un Castro senza divisa, senza fascinazione littoria e senza coglioni.
Senza contare che il suo Uruguay, preso a modello da tutti i sinistroidi del mondo ( l'ho pure visitato anni fa..) era una nazione in putrefazione nella quale albergava tutto quanto il politicamente corretto fosse al mondo: "diritti" per tutto e tutti, dal cane al trans, inclusività, ateismo e parità di genere, divieto di pronunciare la parola natale ("ridenominata festa dei bambini") immigrazione esasperata voluta e gestita dal grande capitale agrario delle pampas. Risultato: un paese morto, stagnante nei salari, con le ragazzine che si vendevano ai vecchi dei quartieri alti per pochi spiccioli, poveracci che compivano doppi o tripli lavori per ventimila pesos (500 euro), barrios ai livelli se non peggiori, di quelli brasiliani, di fronte a cui persino l'Argentina inflazionista pareva l'eden. Ma di che parlano i radical chic?
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