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Accadeva cinquantadue anni fa.
3 dicembre 1971.
La sonda russa Mars 3 raggiunge Marte. Alla fine del 1971, l’esplorazione marziana iniziata nel 1964 con la sonda Mariner 3 della NASA compiva un balzo significativo sia da parte americana che sovietica. Tra novembre e dicembre, infatti, arriveranno intorno al Pianeta Rosso le due sonde russe Mars 2 e 3 con l’obiettivo di sbarcare un modulo sulla superficie. La prima fallirà, mentre la seconda riuscirà a trasmetterà soltanto per venti secondi un’immagine grigia senza dettagli, prima di essere accecata da una violenta tempesta di sabbia. In compenso le due sonde portatrici dei moduli erano entrate correttamente in orbita e riuscivano a raccogliere interessanti informazioni sulle caratteristiche della superficie e dell’atmosfera, con il suo contenuto d’acqua e sulla dinamica della tempesta di sabbia che era stata letale per l’altra parte della missione. Sempre in novembre Mariner 9 della NASA giungeva a destinazione, ed era la prima sonda a entrare in orbita marziana consentendo di avviare una lunga e sistematica osservazione del vicino pianeta. Tuttavia, per raccogliere fotografie della superficie, si doveva aspettare quasi due mesi, il tempo necessario che cessasse la tempesta di sabbia che aveva bloccato la sonda russa. L’attesa era compensata dalle splendide riprese che poi trasmetteva rivelandoci lo straordinario mondo marziano. Oltre a mostrare grandi sistemi di solchi paralleli che segnavano l’area del Mare Sirenum per 1.700 chilometri, identificava una ventina di vulcani, uno dei quali, battezzato poi Monte Olimpo, aveva dimensioni eccezionali; con una base di 600 chilometri e un’altezza allora stimata da 15 a 30 chilometri, risulterà essere il più grande del sistema solare. Inoltre scopriva nella regione Tharsis un gigantesco canyon, lungo 4.000 chilometri, largo 200 e profondo 7. Battezzato Valles Marineris in omaggio alla sonda che l’aveva scoperto, segnava anch’esso un record, perché rimarrà il più grande canyon conosciuto sui pianeti. In dieci mesi, Mariner 9 riusciva a comporre la prima mappa marziana documentando con 7.300 fotografie l’85 per cento della superficie con una risoluzione da uno a due chilometri. Apparentemente, il panorama dava l’impressione di un pianeta geologicamente inerte e la missione rimarrà come una delle più rilevanti dell’esplorazione robotica planetaria influenzando in maniera significativa le successive ricerche. I sovietici erano impegnati su entrambi i fronti, marziano e venusiano, ma quest’ultimo avrà maggior fortuna. Nel luglio 1972 la sonda Venera 8 farà scendere su Venere una capsula cilindrica completamente nuova. Sempre realizzata da Lavochkin, con una tecnologia che la proteggeva meglio dall’ambiente estremo che incontrava, riusciva a trasmettere per cinquanta minuti dati che confermavano le infernali caratteristiche del pianeta Venere: temperatura di 500 gradi centigradi e pressione di 90 atmosfere. Raccoglierà inoltre informazioni sulla coltre di nubi perennemente avvolgenti il pianeta durante l’attraversamento, una nebbia che limitava la visibilità fino a circa un chilometro. Intanto nel 1973 si lanciava un vero assalto a Marte con due coppie di sonde, Mars 4 e 5 e Mars 6 e 7. Le difficoltà dell’impresa erano subito evidenti per l’inadeguata tecnologia utilizzata. Tuttavia, insieme riuscirono ad accumulare qualche nuova conoscenza del Pianeta Rosso. La prima non riusciva a entrare in orbita, Mars 5 invece trasmetteva alcune immagini paragonabili a quelle dell'americana Mariner 9, mostrando caratteristiche della superficie formate dall’erosione dello scorrere dell’acqua. Inoltre diffondeva dati inediti sulla composizione delle rocce. Le altre due sonde trasportavano una capsula progettata per atterrare e Mars 6 ci riusciva, ma perdeva il contatto con la Terra poco prima di toccare il suolo. Comunque, mentre scendeva con il paracadute, trasmetteva i primi dati sulla temperatura, la pressione e la composizione chimica dell’atmosfera. La gemella Mars 7 falliva e la sonda compiva solo un passaggio ravvicinato al pianeta. La via marziana cominciava a dimostrare quanto fosse irta di ostacoli, ardui da superare e non solo per gli ingegneri sovietici; anche i colleghi americani infatti subiranno cocenti delusioni sul Pianeta Rosso.

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