Accadeva novantasette anni fa.
10 gennaio 1927. Prima del film Metropolis, diretto da Fritz Lang e sceneggiato dalla moglie Thea von Harbou. Quella sera l’UFA-Palast, ribolliva di personalità del mondo della finanza e dello spettacolo e di autorità weimariane come il cancelliere Wilhelm Marx e i ministri Stresemann e Gessler. L'establishment tedesco assistette alla proiezione del film a più alto budget mai prodotto in Germania, che doveva competere con i kolossal hollywoodiani sul piano della spettacolarità e superarli per la ricchezza del messaggio e la forza delle immagini. Un film volto a coinvolgere il pubblico in un intreccio popolare di amore e di morte, di schiavitù e di rivolta, di vendette e di inganni, e impegnato a elaborare un modello complesso di strutture architettoniche e di visioni del futuro (o del medioevo prossimo venturo?), destinato a durare nel tempo e a penetrare nell’immaginario popolare e artistico del XX secolo. La versione originale, considerata perduta dopo la distruzione degli archivi di Berlino, è rimasta introvabile per tantissimo tempo, durante il quale è circolata una versione più corta di circa 3200 metri. Finché nel Museo del Cine Pablo Ducrós Hicken di Buenos Aires è stata rinvenuta una copia a 16 mm della prima versione, che nell’originale a 35 mm era di 4189 metri. Enno Patalas e il Filmmuseum hanno iniziato una difficile ricostruzione della versione originale quasi completa, ma non virata, predisposta dalla Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung, con le parti tratte dalla versione a 16 mm di qualità visiva inferiore. La trama, che mescola lotta tra classi, inventori prometeici e robot (oggi diremmo A.I.), ricorda vagamente Elysium e svariati prodotti del filone fantascientifico-distopico. E non c'è da stupirsi, dato che Lang è stato uno dei padri del cinema: cosa sono I ragni, Metropolis, Il mostro di Dusseldorf, Una donna nella luna, Il dottor Mabuse, L’inafferrabile spione ecc. se non i progenitori dei vari Indiana Jones, Blade Runner, Il silenzio degli innocenti, Guerre stellari e 007? La Metropolis del titolo è un grande e avveniristico complesso urbano del 2026, retta da una casta di privilegiati da basso impero. Il popolo degli abissi, inquadrato come formiche, grazie a enormi ascensori lavora nel sottosuolo, azionando i complessi macchinari che regolano l’esistenza spensierata degli abitanti della superficie. Freder, figlio dell'oligarca Johann Fredersen, vede un giorno comparire Maria, una fanciulla spettrale giunta dalle profondità. Freder comincia a interessarsi alla vita degli operai e assiste all’esplosione di una macchina che, in un’allucinazione, gli sembra divorare le maestranze come Moloch le sue vittime. Si reca sulla cima della torre-grattacielo da cui il padre coordina le attività cittadine, e gli riferisce i suoi dubbi e i suoi presentimenti. Il padre Johann gli risponde che nelle società funzionanti ognuno sta al suo posto e quello degli operai è appunto il sottosuolo. Groth, guardiano della Macchina Centrale, consegna a Fredersen dei volantini con strani graffiti eseguiti dagli operai. Il magnate fa sorvegliare il figlio, ormai passato dalla parte delle maestranze e sostituitosi all’operaio 11.811 della sala macchine. Intanto Johann ha raggiunto una vecchia casa del centro cittadino, in cui abita lo scienziato-inventore Rotwang. Qui contempla una stele funeraria dominata dal grande ritratto di Hel, la madre di Freder, la donna che ha preferito Fredersen a Rotwang. Lo scienziato annuncia che Hel sta per resuscitare nelle sembianze di una creatura artificiale, a cui manca soltanto il volto della defunta. Rotwang scopre che i volantini sono una mappa delle catacombe situate sotto i quartieri operai e, per un passaggio segreto, scende con Johann nel sottosuolo. Qui Maria promette alla folla che verrà un “messia”, capace di unire le mani (lavoro manuale) e la mente (lavoro intellettuale) con la forza del cuore. Quindi racconta la storia della Torre di Babele. Il signore di Metropolis suggerisce all’inventore Rotwang di dare alla sua creatura i tratti di Maria, ordinando poi al robot di incitare gli operai a una rivolta che sarà facilmente repressa. Rotwang accetta, ma fa in modo che la seconda Maria obbedisca solo a lui, con lo scopo di distruggere Fredersen e vendicarsi della perdita dell'amata Hel. Maria intuisce che Freder è il “messia” atteso e gli dà appuntamento alla cattedrale gotica, ma viene catturata da Rotwang, che la usa per dare volto e vita al robot. Freder, che non ha trovato la ragazza alla cattedrale, recatosi da Rotwang, scorge l'inquietante Maria robotica flirtare con il genitore e cade ammalato. La seconda Maria viene presentata ai magnati di Metropolis e subito si mette all’opera, provocando contese e duelli. Quindi il robot scende nelle catacombe e spinge alla rivolta gli operai, che restano sordi alla denuncia di Freder, anzi tentano di ucciderlo. Mentre il giovane fugge, le maestranze iniziano a distruggere le macchine. Fredersen lascia fare, poi si preoccupa e va a casa di Rotwang per un consiglio. Sorprende lo scienziato mentre racconta a Maria i suoi propositi di vendetta e lo aggredisce, stordendolo. La ragazza ne approfitta per fuggire. Mentre il robot guida i diseredati contro la città di superficie, la Macchina Centrale esplode e i quartieri operai vengono rapidamente inondati. Maria raduna i bambini del sottosuolo e li porta su con l’aiuto di Freder. Gli operai credono i propri figli annegati e Groth accusa pubblicamente la falsa Maria, che viene bruciata come una strega. Rotwang si risveglia e, davanti al ritratto di Hel, giura che la riporterà a casa. Come pazzo, scorge Maria presso la cattedrale gotica, la scambia per Hel e la insegue sul tetto. Fredersen segue con apprensione le gesta del figlio, che riesce a salvare Maria. Rotwang precipita nel vuoto. Sul sagrato della cattedrale, in presenza delle masse, Freder suggella la stretta di mano fra Groth (il Lavoro, il Braccio) e suo padre Johann Fredersen (il Capitale, la Mente).