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Il forum dei patrioti italiani

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Accadeva settecentoventidue anni fa.

27 gennaio 1302. A Firenze, la macchina giudiziaria messa in moto dai Neri pronuncia una prima condanna contro Dante Alighieri e altri “guelfi bianchi”. Le prime sentenze sono del 18 gennaio 1302 e, come quelle che seguiranno, condannano imputati contumaci. La campagna giudiziaria orchestrata da Cante dei Gabrielli colpì i dirigenti «bianchi» che avevano occupato cariche pubbliche. Dante, espostissimo in quanto ex priore, è probabile che possa aver tagliato la corda nei mesi precedenti. L’uso politico della giustizia perseguiva un obiettivo evidente: epurare la classe dirigente “bianca”. Il Sommo Poeta e altri tre guelfi bianchi erano stati accusati, processati e ritenuti colpevoli di baratteria (filo conduttore di tutte le sentenze che si succederanno fino alla metà di marzo), guadagni illeciti, opposizione all'autorità papale e alla venuta di Carlo di Valois e pertanto condannati a restituire il maltolto, a restare fuori Toscana per due anni, a versare 5000 «fiorini piccoli» (una cifra molto elevata per le limitate disponibilità finanziarie dei condannati) entro tre giorni dalla pubblica lettura della sentenza, pena la confisca dei beni personali e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nella lista figuravano Andrea Filippi dei Gherardini, il massimo responsabile della persecuzione dei Neri pistoiesi (e perciò detto “Cacciaguelfi”), Gherardino Diodati, Palmiero degli Altoviti, Lippo di Rinuccio Becca e Orlanduccio di Orlando, tutti ex priori. Si tramanda che Dante (che morirà a Ravenna il 14 settembre 1321, senza aver più rivisto Firenze), in gravi ristrettezze economiche, abbia ricevuto notizia della prima condanna nei dintorni di Siena e si dice anche ch’egli abbia subito trovato i primi aiuti presso la parte avversa dei ghibellini. Egli si mosse nel territorio dell’alta Valdarno ed entrò in contatto con le residue forze ghibelline attive in Toscana, ora spinte ad accordarsi con gli esuli di parte bianca (ma in un equilibrio sempre precario, trattandosi di ex nemici giurati). La loro base era la città di Arezzo, i loro alleati il podestà aretino Uguccione della Faggiola, e le famiglie feudali del Casentino come i Pazzi, gli Ubertini e i Guidi. In febbraio, al convegno di Gargonza, in Val di Chiana, venne stretta una prima alleanza tra i fuorusciti. Il 10 marzo venne pronunciata una sentenza in contumacia ancora più severa, che condannò Dante e gli altri alla confisca dei beni e a essere arso vivo, qualora fosse caduto nelle mani delle milizie fiorentine. Tuttavia i Neri non erano interessati a eliminare fisicamente gli avversari, il loro scopo era piuttosto quello di decapitare il nucleo dirigente costringendoli a emigrare. La coalizione Bianchi-Ghibellini venne rafforzata l’8 giugno dal convegno di S. Godenzo nel Mugello, dove fu concordato il da farsi con l’appoggio del signore locale, Ugolino Ubaldini, ghibellino da sempre. Dante fu presente al consiglio di guerra. L'alleanza ottenne alcuni successi iniziali, come la conquista dei castelli di Figline e Piantravigne. Quest’ultimo fu perduto a luglio per il tradimento di Carlino de’ Pazzi, uno dei finanziatori dell’accordo di san Godenzo, il quale avvisò nascostamente i Neri e permise loro di sorprendere e trucidare tutti i Bianchi che erano rinchiusi nel castello. Dante, per vendicarsi, pronosticherà a Carlino il soggiorno eterno nei ghiacci del lago Cocìto, nella seconda zona del nono cerchio, quella dei traditori della patria o della fazione:

E perché non mi metti in più sermoni,

sappi ch’io fui ’l Camicion de’ Pazzi,

e aspetto Carlin che mi scagioni

(Inferno, canto XXXII, versi 67/69)

Probabilmente verso la fine dell’anno 1302, o all’inizio di quello seguente, si colloca una missione di Dante a Forlì (attestata da Biondo Flavio, Historiarum ab inclinatione Romani imperii decades quattuor) per negoziare la nomina di Scarpetta Ordelaffi a condottiero della coalizione, in vista della ripresa delle operazioni di guerra in primavera. Da Firenze i Neri mossero incontro ai fuorusciti come se conoscessero ogni loro mossa tanto da vincere i Bianchi e i loro alleati «in ogni oste e cavalcata che fecero». I Bianchi si concentrarono allora nella fortezza di Serravalle, nel Pistoiese, ma nel settembre del 1302 si ritirarono davanti alle forze congiunte dei Neri pistoiesi e dei Lucchesi. Non sappiamo se l'Alighieri sia stato partecipe anche di questo sfortunato fatto d’armi.
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