ll Jobs Act è perfettamente inutile in un paese a sovranità azzerata, in cui il Presidente del Consiglio è stato costretto a tagliare in fretta e furia il cordone che ci legava al gas russo, senza un piano energetico alternativo credibile. Se io, imprenditore, non posso commerciare con chi voglio, se non posso scegliermi fornitori e clienti per colpa delle sanzioni, che me ne faccio del Jobs Act? Credere che per far crescere l’economia basti la libertà di licenziare e di svalutare i salari (ma non dovevamo privilegiare il mercato interno?) è una pia illusione. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’Italia è assetata di energia, necessita di riforme e non può permettersi di rinunciare a cuor leggero ai mercati stranieri. L’Italia ha urgente bisogno di detassare famiglie e imprese, fronteggiare l’incuria e il dissesto idrogeologico, rilanciando un programma di lavori pubblici che gioverebbe innanzitutto alle aziende private. In assenza di misure di questo genere, potremo continuare a oscillare tra misantropia liberista e populismo sinistrorso che distribuisce mancette, tutele corporative e vuote promesse di palingenesi sociale (sorgerà il sole – anzi la sola – dell’avvenire).