Sto per dire una cosa impopolare, ma che dovrebbe ormai essere scontata: i migranti li vogliono anche e soprattutto i padroncini del vapore, al fine di abbassare il costo del lavoro e difendersi dalla serrata concorrenza dei mercati emergenti. I migranti sono poveri, i poveri sono affamati e quindi, in genere, più dinamici e creativi del pensionato o del nipote del pensionato con la panza piena che studia fino a trent'anni. Il capitalismo necessita di profili disposti a mettersi in gioco, pronti a compiere qualsiasi sacrificio pur di sfondare o di mettere insieme il pranzo con la cena. Non a caso, Gordon Gekko esalta il figlio del popolo squattrinato ma ambizioso, preferendolo alla fighetta laureata ad Harvard. Il costante flusso di forestieri, di cervelli e di braccia, è stato uno dei segreti del successo degli Stati Uniti d'America, un lifting demografico che ha consentito di mantenere la popolazione numerosa, giovane, allupata e vogliosa di intraprendere. Il migrante fa comodo al Capitale, che non tollera altra tradizione e primato, se non quello del profitto e della libera intrapresa. Questa è la verità, l'elefante nella stanza, il segreto di Pulcinella che ogni imprenditore vi confesserà a mezza bocca, dopo mille preamboli e infingimenti. E pazienza se ciò rischia di snaturare il tessuto etnico, religioso e culturale di una nazione. Il capitalismo è per sua natura progressivo, è la più potente (altro che socialismo!) forza livellatrice e distruttrice della Storia, che se ne frega altamente delle tradizioni o delle differenze di casta. Per l’uomo d’impresa pragmatico, lo ius sanguinis è acqua: scambierebbe volentieri cento nullafacenti o ipergarantiti lavoratori autoctoni con cento africani motivati e operosi. Per il capitalismo contano solo produrre e consumare, comprare e vendere. Il resto è superfluo, secondario. La sinistra, dalla grigia tecnocrazia ancella del Capitale al variopinto caravanserraglio accoglione, fornisce il quadro emotivo e normativo ideale. E il comunismo c'entra relativamente. Georges Marchais era contrario ai migranti. Un vero partito comunista e anticapitalista tutelerebbe innanzitutto i lavoratori locali, anche a scapito della produttività e della competitività. Ciò facendo assumerebbe una posizione nazionalista, coraggiosa e scomoda, ma inevitabilmente antieconomica e contraria al buonsenso. Questa è la realtà, o quantomeno una porzione rilevante di realtà.