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Condivido l'approccio di Clastres nei suoi studi sui popoli amazzonici: il leader era il guerriero più forte, quindi doveva sempre dimostrare coraggio combattendo per primo, questo in un micro-cosmo molto di piccole guerre tribali (ma dovremmo capire se spinte dalla carenza delle risorse con l'arrivo europeo) voleva dire vita breve; inoltre, il leader era l'unico a cui era permessa la poligamia quindi doveva cacciare di più (pensa a dover cacciare tante ore al giorno in una società senza antibiotici, dove un piccolo taglio è morte certa...); a ciò si aggiunge il rito della parola, il leader doveva spendere parole ogni sera per raccontare cose al gruppo che in sostanza non lo ascoltava; tutto questo mentre gli altri guerrieri possono sfidartì e lì a bordo villaggio vive uno sciamano (che oggi diremmo psicotico) che in qualsiasi momento può tentare di ribaltare la tua autorità per la luna storta....

In Nord America, sulla costa pacifica, sono stati molto studiati i potlatch (e altri riti simili altrove), dove chi diventava troppo ricco decideva di invitare tutto il villaggio a mangiare e bere e bruciava le proprie ricchezze in eccesso davanti a tutti.

La domanda è perché?
Clastres dice che già nella poligamia del leader della foresta risiede una risposta: il leader viene respinto fuori dalla norma sociale e questo lo rende un paria, destinato a lavorare il doppio e morire presto sfidato o in guerra, perché per i primi umani l'autorità era innaturale: teoria suggestiva.
Dovremmo aprirci sopra un discorso a parte.
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