Sappiamo bene che le elezioni non hanno quorum e pertanto a prescindere dal numero di votanti esse sono valide.
Un retaggio rimasto della prima Italia unita quando l'alfabetizzazione era molto bassa e non tutte le classi sociali andavano a votare.
Oggi quella mancanza di quorum permette che si instaurino dittature delle minoranze.
Così ci si trova ad essere governati da chi non ha vero mandato popolare, e che non dispone della fiducia della maggioranza di popolo.
In un'era in cui esistesse nei politici dignità, onore, lealtà, dopo i risultati di ieri, dove solo il 37-40% è andato a votare e le due coalizioni hanno vinto con un miserabile 20% sugli aventi diritto al voto, oggi la classe politica, di qualsiasi colore politico si sarebbe dimessa, avrebbe eletto un governo di transisione e aperto una nuova costituente.
Il popolo italiano, o meglio la sua maggioranza, non si sente di appartenere all'unione europea (mi si scusi se scrivo minuscolo, ma è fatto di proposito), non crede nelle politiche economiche, si sente defraudato nei propri interessi e nei propri diritti.
C'è una Costituzione formale che non è più in linea con la Costituzione vivente, ma nessuno si azzarda a chiederne modifica, non con questa classe politica, che quando vi ha messo mano ha fatto solo buchi e danni alla Carta.
Siamo in una situazione simile a cento anni fa, prima dello scoppio della Seconda Guerra mondiale. A quei tempi però monarchia e governo godevano del sostegno della popolazione, oggi il governo e la Presidenza Nazionale sono visti come nemici, al punto che questi per accapparrarsi un minimo di consenso si presentano come delle attricette da operetta nelle manifestazioni pseudo artistiche (anch'esse ormai in piena decadenza).
Il nostro orgoglio patriottico è ferito, da soggetti che non si sa in quale modo sono riusciti a sedersi sugli scranni del Parlamento, che pedissequamente offendono la nostra intelligenza e la nostra cultura.
Giacomo Leopardi se vivesse oggi la descriverebebe come "l'era dei patiboli".
Io francamente non so più cosa pensare, salvo augurarmi che presto un'unione di popolo spazzi via tutta questa marmaglia.
Un retaggio rimasto della prima Italia unita quando l'alfabetizzazione era molto bassa e non tutte le classi sociali andavano a votare.
Oggi quella mancanza di quorum permette che si instaurino dittature delle minoranze.
Così ci si trova ad essere governati da chi non ha vero mandato popolare, e che non dispone della fiducia della maggioranza di popolo.
In un'era in cui esistesse nei politici dignità, onore, lealtà, dopo i risultati di ieri, dove solo il 37-40% è andato a votare e le due coalizioni hanno vinto con un miserabile 20% sugli aventi diritto al voto, oggi la classe politica, di qualsiasi colore politico si sarebbe dimessa, avrebbe eletto un governo di transisione e aperto una nuova costituente.
Il popolo italiano, o meglio la sua maggioranza, non si sente di appartenere all'unione europea (mi si scusi se scrivo minuscolo, ma è fatto di proposito), non crede nelle politiche economiche, si sente defraudato nei propri interessi e nei propri diritti.
C'è una Costituzione formale che non è più in linea con la Costituzione vivente, ma nessuno si azzarda a chiederne modifica, non con questa classe politica, che quando vi ha messo mano ha fatto solo buchi e danni alla Carta.
Siamo in una situazione simile a cento anni fa, prima dello scoppio della Seconda Guerra mondiale. A quei tempi però monarchia e governo godevano del sostegno della popolazione, oggi il governo e la Presidenza Nazionale sono visti come nemici, al punto che questi per accapparrarsi un minimo di consenso si presentano come delle attricette da operetta nelle manifestazioni pseudo artistiche (anch'esse ormai in piena decadenza).
Il nostro orgoglio patriottico è ferito, da soggetti che non si sa in quale modo sono riusciti a sedersi sugli scranni del Parlamento, che pedissequamente offendono la nostra intelligenza e la nostra cultura.
Giacomo Leopardi se vivesse oggi la descriverebebe come "l'era dei patiboli".
Io francamente non so più cosa pensare, salvo augurarmi che presto un'unione di popolo spazzi via tutta questa marmaglia.
