G
Reaction score
1,383

Uno dei paradigmi della paleoantropologia è quello di "rivoluzione cognitiva". Secondo questa tesi in un periodo approssimativo (molto) di 50.000 - 40.000 anni fa, l'Homo Sapiens mostrò segni di cambiamento cognitivo, simbolico. Inutile dirlo, si da per scontato che questa rivoluzione sarebbe avvenuta in Europa, il continente delle rivoluzioni per eccellenza (almeno fino ad ora) e soprattutto il più scavato e quello su cui abbiamo fondato la nostra idea di "preistoria".
Intanto il paradigma policentrico sembra prendere piede. Poco seguito in Europa (molto frainteso), sta accumulando alcune vittorie. L'idea di fondo è che la popolazione Sapiens (la II ondata uscita dall'Africa) si mescolò con le popolazioni che trovò nei vari continenti (Europa con Neanderthal, Asia con Denisova). Questa mescolanza è certa grazie ai dati genetici.
Dobbiamo anche interrogarci se quella fu la II uscita dall'Africa e non la III (la I ufficiale fu quella di Erectus), perché sappiamo dell'Homo Floresiensis con caratteristiche che ricordano gli Austrolopiteci e sembrano riecheggiare alcuni ritrovamenti (ben più antichi) in Georgia e Cina, siamo davanti all'ennesimo terremoto?
Quel che è certo è che fino ad oggi su questa rivoluzione cognitiva brancoliamo nel buio. Alcuni sostengono che forse fu dovuta a cambiamenti nel cervello (non visibili nel cranio) avvenuti nelle popolazioni europee o forse africane, ma questo vorrebbe dire un qualche gradualismo.
C'è poi la questione della grandezza del cervello, ormai smentita come canone di misurazione dell'intelligenza (Neanderthal aveva un cervello più grosso del nostro; Naledi probabilmente seppelliva i morti; Floresiensis con un cervello molto piccolo controllava il fuoco e lavorava la pietra). Le ricerche più avanzate sui Neanderthal coinvolgono la struttura e soprattutto la vascolarizzazione del cervello. Sappiamo che i Neanderthal avevano gli stessi geni utili nella produzione del linguaggio (la cui attività è stata riscontrata anche in altre specie).
Fino a qualche decennio fa, pensavamo l'evoluzione umana come una linea retta: Habilis, Erectus, Sapiens; ai Neanderthal spettava la palma d'oro di grossi gorilloni che vivevano al freddo, un vicolo evolutivo. Oggi abbiamo scoperto che siamo coesistiti per migliaia di anni con almeno altre quattro specie di Homo; che alcune di queste avevano comportamenti complessi pur avendo un cervello grande quanto un'arancia; che parti non trascurabili del DNA moderno sono state apportate dal mescolamento Sapiens-Neanderthal-Denisova; ancora oggi ci chiediamo come fece Homo Floresiensis ad arrivare su Flores (possedeva zattere? Canoe? Quella sarebbe una rivoluzione cognitiva! Ma per noi!).
Abbiamo pensato come nostro (di Sapiens) Eden evolutivo l'Africa Orientale (dall'Etiopia al Sud Africa), ma nel 2017 abbiamo appreso del sito di Jebel Irhoud in Marocco dove sarebbe il più antico Sapiens (circa 315.000 anni fa, un po' lontani dall'Africa orientale; non confermato Sapiens per mancati dati genetici).
Tra le altre domande che mi sorgono c'è poi quanto poco si sia scavato in giro per il mondo e anche in Italia. Tra Ceprano e Isernia abbiamo rinvenuto resti preistorici e condanniamo la cosa a una secondarietà rispetto ai nostri gioielli archeologici: Magna Grecia, Roma, Etruria. Tutte cose stupende, ma che non devono entrare in competizione con nuraghi e Preistoria, specie perché per una regione come il Molise un grande polo di attrazione turistica sulla Preistoria sarebbe una manna dal cielo.
Domande e opportunità perse, un po' il binomio dei nostri tempi.
  • Like
  • Love
Reactions: -Hellrider- and Sefina
Top