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Colgo la giornata di oggi per presentarvi il mio testo di storia e antropologia sul Guatemala: "LA TERRA DI ITZAMNÀ", edito da Kulturjam.it che arriverà a settembre.
L'idea di questo libro arriva da una vecchia rielaborazione della mia tesi di laurea magistrale in cui mi occupai di movimenti contadini e guerra civile nel martoriato paese centroamericano.
Ho optato per una prima parte storica. Per farlo ho approfondito fonti giornalistiche e soprattutto i documenti desecretati dalla CIA e accessibili su internet.
Un paese come il Guatemala non si conosce mai fino a fondo, purtroppo rimane una rete di misteri voluta dalla classe dirigente e dagli interessi stranieri.
Credo che per quanto semplificato, il testo abbia un qualche valore per il lettore italiano che difficilmente potrebbe trovare certe notizie in un testo non accademico.
Nella seconda parte ho prediletto un approccio antropologico, dedicandomi alla comunità afro-guatemalteca e alla sua particolare storia (la popolazione Garifuna è in parte di origine africana e in parte caraibica e arrivò sul continente dopo deportazione inglese, per saperne di più comprate il libro :D). Quindi, ho voluto approfondire gli aspetti storico-religiosi e artistici (con un consiglio filmografico reperibile online). Sono riuscito anche ad intervistare (in forma anonima) un praticante del locale culto afro-americano. L'intervista presenta molte lacune, purtroppo nella comunità vi è reticenza a parlarne per la passata repressione spagnola. La Chiesa Cattolica solo di recente, con la mediazione dei Gesuiti ha aperto alle pratiche tradizionali. Sui Garifuna ho il piccolo dispiacere di aver trascurato la sezione culinaria, ma non sarebbe stata al livello del resto e ho scelto di tagliarla.
Nella terza parte, si spiega il legame con il precedente libro sull'Uruguay: il sistema-mondo. I paesi latinoamericani sono da sempre collegati in un rapporto di dipendenza e sfruttamento con il centro economico mondiale (Europa e Nord America in principio) che accordandosi con la borghesia locale, hanno favorito la formazione di regimi militari e latifondo, creando un'economia estrattiva e fondata sull'esportazione di prodotti non lavorati. La recente comparsa del gigante cinese e l'ascesa del BRICS (con multipolarismo) ha aperto un nuovo margine di autonomia.
Ho infine inserito un'appendice sul Belize, sicuramente riduttiva, ma che era necessaria per due motivi: inserire la storia di lungo corso (e quindi parlare anche dei Maya classici) e descrivere una delle poche aree anglosassoni nella parte centromeridionale del continente.

Ringrazio Kulturjam.it editore e rivista, gli instancabili Sira De Vanna e Alexandro Sabetti (con cui ormai ho un filo diretto h24).
Ringrazio per i preziosi consigli e scritti Juan Zara (con la sua preziosa introduzione, da grande esperto di America Latina) e Daniele Ciolfi (che mi ha regalato una postfazione ucronica). I preziosi pareri, consigli e correzioni di tutti loro, mi hanno arricchito in questo viaggio di scrittura.
Le cose che vi piaceranno son merito loro, le cose spiacevoli sono ahimè mia responsabilità (ma questo accade quando si lavora con persone competenti e ne sono felice).
Inserisco il link per la PREVENDITA al sito dell'editore nei commenti.

Voglio infine aggiungere una postilla a margine. La casa editrice di KulturJam nasce come concretizzazione del quotidiano digitale, realtà come questa vanno incoraggiate e coltivate. Alex e Sira non sono due visionari o eroi, come sentiamo spesso dire di chi si fa carico di progetti come questo, ma sono due persone impegnate in un progetto culturale, che hanno bisogno del nostro sostegno nel frequentare la pagina del giornale, nel seguirla sui social (anche quando l'algoritmo la punisce), nel pubblicizzare la casa editrice e magari nell'acquistare qualche libro (se vorrete il mio, ma il catalogo è interessante).
Su questa pagina (e in molto "di area") parliamo spesso della mancanza di un progetto critico, sociale o politico, ma questa mancanza è prima di tutto culturale. Dobbiamo ricreare quel clima di case editrici, riviste, giornali, teatri, cinema che permetta di avere un'opinione pubblica, un movimento di contestazione e sta a noi esserne i portavoce, i frequentatori e sostenitori.
Oggi, il progetto di KulturJam è un albero nel deserto, non dobbiamo solo annaffiare questo albero, ma farci portatori di un piano più grande che permetta a questa realtà (e ad altre affini, su più livelli) di diventare un albero nella foresta e gli alberi di quella foresta dobbiamo essere tutti noi, con il nostro impegno, anche per riscattare quel rapporto di dipendenza e complicità con questo sistema-mondo che uccide, sfrutta, sradica dai propri affetti, dal proprio orizzonte esistenziale persone come noi, solo perché nate dalla parte sbagliata della cartina geografica.
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