Articolo scritto intorno all'Equinozio d'Autunno 2022:
Le temperature si abbassano, le sere giungono prima e, nell'aria, si sente il profumo del vento che cambia. Stiamo sprofondando lentamente nella stagione fredda e la giornata di ieri ce l'ha ricordato: a livello astronomico, siamo ufficialmente in Autunno.
Questo periodo fa emergere nuove esigenze: stare più tempo in casa, conservare il calore, consumare pasti più sostanziosi. Gli animali fanno provviste per il letargo invernale e anche noi sentiamo il bisogno di stare a letto più a lungo, di ritirarci nell'intimo delle nostre case.
Questi gesti semplici ci riportano a una dimensione non banale, quella del rito e del simbolo.
Chi ha un'infarinatura di cultura classica, non può non ricordare la connessione tra il ciclo stagionale e il mito di Persefone.
Persefone era la figlia di Demetra, dea dei campi e del raccolto. Ade, dio degli Inferi, vede la ragazza e se ne innamora perdutamente, tanto da rapirla e portarla con sé, per farla sua sposa e regina. La madre, addolorata per la scomparsa della figlia, si reca da Zeus per chiedergli di intervenire, altrimenti non avrebbe più curato i campi, lasciandoli al morso dell'inverno. Ma poiché Persefone ha mangiato sei chicchi di melagrana, cibo infero e vincolante, Zeus non può fare molto. Alla fine, il padre degli dei stabilisce che Persefone avrebbe passato sei mesi con la madre e sei col marito, dividendo l'anno in un periodo di luce e fertilità e uno di riposo della terra e oscurità.
Al di là della spiegazione del ciclo stagionale, il mito di Persefone si fa materia criptica dei Misteri Eleusini, perché cela in sé il movimento di morte e rinascita. Un movimento circolare, perché ripetuto nel tempo dalla stessa fanciulla.
Ho usato il termine criptico non a caso, in quanto la "cripta", la caverna, si fa archetipo dell'ingresso nel mondo invisibile.
A tal proposito, René Guénon, nel suo "Simboli della scienza sacra", espone una lettura più ampia e meno banale del simbolismo della caverna, soprattutto in riferimento alla catabasi, ossia alla discesa negli inferi. Guénon sostiene che sia riduttivo concepire la caverna solo come luogo di morte, effettiva e spirituale, ma che la si debba considerare anche come antro di rinascita. Si muore al mondo esterno, quello profano, per rinascere interiormente.
E, a ben guardare, questo mistero è contemplato anche nella figura di Persefone.
Non si deve dimenticare che il nome originario di Persefone è Kore. Kore è il nome di fanciulla vergine. Soltanto quando entrerà negli inferi, morirà come Kore per rinascere Persefone, sposa di Ade e regina degli Inferi. Il cambio del nome segna il mutamento della sua condizione.
Quando Kore diviene Persefone, acquisisce nuova conoscenza e consapevolezza di sé, perché la dimensione in cui si trova a vivere e poi a regnare è esattamente opposta a quella a cui era abituata, materna e ovattata.
Dal punto di vista spirituale, questo periodo è un invito all'introspezione e alla contemplazione della morte (manca poco più di un mese al giorno dei Defunti), a cui ci avviciniamo passo dopo passo. La natura ci aiuta in questo, con le foglie che ingialliscono e si accumulano in tappeti colorati, gli alberi che mostrano lo scheletro e la terra che si ritira in sé, muore per rinascere alla Candelora.
E noi siamo disposti a morire? Non necessariamente fisicamente, ma alle nostre aspettative, ai nostri desideri, alla nostra volontà.
Guénon ci dice che si muore più di una volta, perché sono diversi gli stati che dobbiamo abbandonare. Facendo sempre riferimento al simbolo della caverna, ci dice che essa non è oscura, ma illuminata. Nella catabasi, quindi, noi non entriamo in un luogo oscuro, ma facciamo esattamente il contrario: abbandoniamo l'oscurità del mondo profano per entrare nell'uscio illuminato della caverna.
Ma questa morte e rinascita non è quella definitiva. Per quanto brillante, la luce della caverna illumina soltanto una prima rinascita, quella psichica. Per accedere al trascendente, il nostro sguardo deve puntare alla volta della caverna, oltre la quale avviene la rinascita spirituale vera e propria. È proprio in questo caso che la caverna, dapprima luogo di nuova vita, si fa tomba dell'Io e oscurità dell'anima, la quale è pronta, ora, a ricongiungersi con l'immensità sovrumana dello spirito.
Le temperature si abbassano, le sere giungono prima e, nell'aria, si sente il profumo del vento che cambia. Stiamo sprofondando lentamente nella stagione fredda e la giornata di ieri ce l'ha ricordato: a livello astronomico, siamo ufficialmente in Autunno.
Questo periodo fa emergere nuove esigenze: stare più tempo in casa, conservare il calore, consumare pasti più sostanziosi. Gli animali fanno provviste per il letargo invernale e anche noi sentiamo il bisogno di stare a letto più a lungo, di ritirarci nell'intimo delle nostre case.
Questi gesti semplici ci riportano a una dimensione non banale, quella del rito e del simbolo.
Chi ha un'infarinatura di cultura classica, non può non ricordare la connessione tra il ciclo stagionale e il mito di Persefone.
Persefone era la figlia di Demetra, dea dei campi e del raccolto. Ade, dio degli Inferi, vede la ragazza e se ne innamora perdutamente, tanto da rapirla e portarla con sé, per farla sua sposa e regina. La madre, addolorata per la scomparsa della figlia, si reca da Zeus per chiedergli di intervenire, altrimenti non avrebbe più curato i campi, lasciandoli al morso dell'inverno. Ma poiché Persefone ha mangiato sei chicchi di melagrana, cibo infero e vincolante, Zeus non può fare molto. Alla fine, il padre degli dei stabilisce che Persefone avrebbe passato sei mesi con la madre e sei col marito, dividendo l'anno in un periodo di luce e fertilità e uno di riposo della terra e oscurità.
Al di là della spiegazione del ciclo stagionale, il mito di Persefone si fa materia criptica dei Misteri Eleusini, perché cela in sé il movimento di morte e rinascita. Un movimento circolare, perché ripetuto nel tempo dalla stessa fanciulla.
Ho usato il termine criptico non a caso, in quanto la "cripta", la caverna, si fa archetipo dell'ingresso nel mondo invisibile.
A tal proposito, René Guénon, nel suo "Simboli della scienza sacra", espone una lettura più ampia e meno banale del simbolismo della caverna, soprattutto in riferimento alla catabasi, ossia alla discesa negli inferi. Guénon sostiene che sia riduttivo concepire la caverna solo come luogo di morte, effettiva e spirituale, ma che la si debba considerare anche come antro di rinascita. Si muore al mondo esterno, quello profano, per rinascere interiormente.
E, a ben guardare, questo mistero è contemplato anche nella figura di Persefone.
Non si deve dimenticare che il nome originario di Persefone è Kore. Kore è il nome di fanciulla vergine. Soltanto quando entrerà negli inferi, morirà come Kore per rinascere Persefone, sposa di Ade e regina degli Inferi. Il cambio del nome segna il mutamento della sua condizione.
Quando Kore diviene Persefone, acquisisce nuova conoscenza e consapevolezza di sé, perché la dimensione in cui si trova a vivere e poi a regnare è esattamente opposta a quella a cui era abituata, materna e ovattata.
Dal punto di vista spirituale, questo periodo è un invito all'introspezione e alla contemplazione della morte (manca poco più di un mese al giorno dei Defunti), a cui ci avviciniamo passo dopo passo. La natura ci aiuta in questo, con le foglie che ingialliscono e si accumulano in tappeti colorati, gli alberi che mostrano lo scheletro e la terra che si ritira in sé, muore per rinascere alla Candelora.
E noi siamo disposti a morire? Non necessariamente fisicamente, ma alle nostre aspettative, ai nostri desideri, alla nostra volontà.
Guénon ci dice che si muore più di una volta, perché sono diversi gli stati che dobbiamo abbandonare. Facendo sempre riferimento al simbolo della caverna, ci dice che essa non è oscura, ma illuminata. Nella catabasi, quindi, noi non entriamo in un luogo oscuro, ma facciamo esattamente il contrario: abbandoniamo l'oscurità del mondo profano per entrare nell'uscio illuminato della caverna.
Ma questa morte e rinascita non è quella definitiva. Per quanto brillante, la luce della caverna illumina soltanto una prima rinascita, quella psichica. Per accedere al trascendente, il nostro sguardo deve puntare alla volta della caverna, oltre la quale avviene la rinascita spirituale vera e propria. È proprio in questo caso che la caverna, dapprima luogo di nuova vita, si fa tomba dell'Io e oscurità dell'anima, la quale è pronta, ora, a ricongiungersi con l'immensità sovrumana dello spirito.