Non si fa altro che parlare di lei, il primo presidente del Consiglio donna, la pasionaria di destra che è riuscita, a fronte di tanta retorica rosa, a rivestire il secondo ruolo più importante all'interno delle istituzioni: sopra di lei, solo il presidente della Repubblica.
La premier Giorgia Meloni, anzi la presidente Meloni, meglio ancora: il presidente Giorgia Meloni, come ha chiesto di essere chiamata. Da alcuni chiamata ancora familiarmente Giorgia, come a volerne ridimensionare la figura. Già è fascista, 'che davvero le vogliamo dare tutta questa importanza?
Eh sì, perché a sinistra il fatto che una carica così illustre sia stata conquistata da una donna affetta da patriarcato interiorizzato non va mica bene! E la Serracchiani - caro, vecchio fulmine di guerra - ci tiene a ricordarglielo: "Lei porta avanti un'immagine della donna sempre un passo indietro agli uomini". Lo ha detto davvero. Alla Meloni. Mentre era letteralmente attorniata da uomini - maschi, sì - a lei subordinati. E qui, figlia mia, pure un comico di serie Z si rende conto che le hai dato un assist con tempi comici pazzeschi, le hai servito una battuta non su un piatto d'argento, ma su un vassoio in oro incastonato di diamanti.
Infatti che ha risposto Lady Aspen? "Serracchiani, mi guardi", con sguardo alla Sordi che sta per coglionarti, "pensa che io stia un passo indietro agli uomini?". Applausi scroscianti, chapeau, figuremmè.
Ma mentre a sinistra ci si dilania le vesti e ci si strappa i capelli a ciocche manco fosse resuscitato Mussolini, dall'altra parte, che comprende anche una piccola porzione di astensionisti, si guarda con interesse a questa novità.
Posto che la novità, di per sé, attrae proprio perché presenta personaggi e scenari che si discostano da ciò che si è finora visto, non si può non notare che la figura della Meloni affascini. Vuoi perché sia la prima donna presidente, vuoi perché in molti non avrebbero scommesso un centesimo su di lei, il suo esordio alla presidenza ha suscitato più di una curiosità.
Il suo discorso mi ha confermato questa impressione, soprattutto nell'assistere alle varie reazioni che ne sono susseguite.
Al di là dei personaggi ideologizzati e afferenti all'area PD e partitelli affini, che devono ribadire una posizione intransigente e ottusa (il rimprovero illogico della Serracchiani ne è stato dimostrazione), ho potuto notare una generale approvazione alle parole di Meloni. Parole che hanno saputo, se non conquistare totalmente, fare breccia in molti.
Sarà che ci si è stufati di governi tecnici, sarà che si sale presto sul carro del vincitore o che si ha un fisiologico bisogno di voltare pagina e ricominciare da zero, ma in tanti sembrano disponibili a riporre le proprie speranze in questa vecchia ragazza della Garbatella.
Per quanto mi riguarda, attenderò i fatti, ma, mi duole dirlo, senza aspettarmi significativi cambiamenti di registro. Come ci ricorda l'ottimo Franco Marino, non viviamo in un paese sovrano e in cui Giorgia Meloni possa prendere delle vere iniziative per il benessere dell'Italia e degli italiani. Posto che sia un buona fede e a meno che non abbia un asso nella manica, per noi la vedo grigia.
La premier Giorgia Meloni, anzi la presidente Meloni, meglio ancora: il presidente Giorgia Meloni, come ha chiesto di essere chiamata. Da alcuni chiamata ancora familiarmente Giorgia, come a volerne ridimensionare la figura. Già è fascista, 'che davvero le vogliamo dare tutta questa importanza?
Eh sì, perché a sinistra il fatto che una carica così illustre sia stata conquistata da una donna affetta da patriarcato interiorizzato non va mica bene! E la Serracchiani - caro, vecchio fulmine di guerra - ci tiene a ricordarglielo: "Lei porta avanti un'immagine della donna sempre un passo indietro agli uomini". Lo ha detto davvero. Alla Meloni. Mentre era letteralmente attorniata da uomini - maschi, sì - a lei subordinati. E qui, figlia mia, pure un comico di serie Z si rende conto che le hai dato un assist con tempi comici pazzeschi, le hai servito una battuta non su un piatto d'argento, ma su un vassoio in oro incastonato di diamanti.
Infatti che ha risposto Lady Aspen? "Serracchiani, mi guardi", con sguardo alla Sordi che sta per coglionarti, "pensa che io stia un passo indietro agli uomini?". Applausi scroscianti, chapeau, figuremmè.
Ma mentre a sinistra ci si dilania le vesti e ci si strappa i capelli a ciocche manco fosse resuscitato Mussolini, dall'altra parte, che comprende anche una piccola porzione di astensionisti, si guarda con interesse a questa novità.
Posto che la novità, di per sé, attrae proprio perché presenta personaggi e scenari che si discostano da ciò che si è finora visto, non si può non notare che la figura della Meloni affascini. Vuoi perché sia la prima donna presidente, vuoi perché in molti non avrebbero scommesso un centesimo su di lei, il suo esordio alla presidenza ha suscitato più di una curiosità.
Il suo discorso mi ha confermato questa impressione, soprattutto nell'assistere alle varie reazioni che ne sono susseguite.
Al di là dei personaggi ideologizzati e afferenti all'area PD e partitelli affini, che devono ribadire una posizione intransigente e ottusa (il rimprovero illogico della Serracchiani ne è stato dimostrazione), ho potuto notare una generale approvazione alle parole di Meloni. Parole che hanno saputo, se non conquistare totalmente, fare breccia in molti.
Sarà che ci si è stufati di governi tecnici, sarà che si sale presto sul carro del vincitore o che si ha un fisiologico bisogno di voltare pagina e ricominciare da zero, ma in tanti sembrano disponibili a riporre le proprie speranze in questa vecchia ragazza della Garbatella.
Per quanto mi riguarda, attenderò i fatti, ma, mi duole dirlo, senza aspettarmi significativi cambiamenti di registro. Come ci ricorda l'ottimo Franco Marino, non viviamo in un paese sovrano e in cui Giorgia Meloni possa prendere delle vere iniziative per il benessere dell'Italia e degli italiani. Posto che sia un buona fede e a meno che non abbia un asso nella manica, per noi la vedo grigia.