La chiocciola non è un animale appariscente, di quelli che popolano i documentari, con un'estetica esaltata dal dinamismo, come quella dei giaguari, o una forza fisica da gorilla. È un piccolo esserino che scivola, lentamente, su un sentiero in apparenza casuale, lasciando solo una tenue striscia di bava come traccia del suo passaggio. Viene presa in considerazione soltanto in cucina e in cosmesi, nessuno bada alla sua esistenza.
Anzi, spesso è usata per prendere in giro una persona che svolge un lavoro in tempi più dilatati rispetto a quelli frenetici richiesti dalla nostra società.
La chiocciola avanza senza fretta, stiracchia le antenne con prudenza, per accertarsi di non incappare in qualche ostacolo. Tutto ciò di cui ha bisogno si trova nel suo guscio, che è casa e bagaglio insieme. Che meravigliosa immagine!
Avete mai fatto caso che il guscio della chiocciola è una perfetta spirale?
La spirale è simbolo di ricchezza, sicurezza, ma anche del sentiero spirituale. Dall'esterno al centro, per poi rapportarsi nuovamente al fuori di noi con più consapevolezza su ciò che siamo.
La chiocciola è quindi viandante e monaca, viaggia col suo chiostro personale sulle spalle e in esso si ritira, quando deve attingere a nuove forze interiori, quando deve riposare per ricaricarsi, per poi svolgersi nuovamente al mondo.
La chiocciola scandisce il tempo della lentezza, insegna a misurare ogni passo, a procedere con costanza e con lo sguardo proteso tutt'intorno, per avanzare con consapevolezza, per esser vigili nel cammino.
Vorremmo raggiungere certe mete in pochi giorni; ci sentiamo dei falliti se a vent'anni non abbiamo un amore, se a trenta un lavoro e a quaranta dei figli che hanno già dieci anni. Ci sentiamo inutili e inadeguati se non siamo come il mondo ci chiede di essere. La nostra diversità, il ritardo con cui giungiamo a certi traguardi, anche quando rispondono alle nostre inclinazioni, sono marchi d'infamia, incisi col fuoco sul nostro amor proprio, per la nostra presunzione.
La chiocciola ci insegna il gusto del percorso, la pazienza del seme che sembra giacere, immobile, sotto la coperta terrena. Seme di cui ci accorgiamo a primavera, quando è sbocciato.
La chiocciola ci rammenta che il nostro viaggio è unico, solitario, gravato dal bagaglio di tutto ciò che compone ciò che siamo e da cui possiamo trarre gli strumenti per andare avanti. La chiocciola è piccola in un mondo grande, ma non sembra sopraffatta dalla grandezza che ha intorno. La affronta con fermezza, millimetro dopo millimetro, occupandosi di ogni ostacolo man mano che si presenta, senza smettere di avanzare per paura che quello appaia.
Perché la chiocciola sa che, anche se viaggia da sola, fa parte del mondo in cui sta viaggiando e, nella sua strada, incontrerà altre chiocciole come lei, col loro bagaglio di peso diverso e uguale al tempo stesso.
E poi chissà che, nel mezzo del suo lento avanzare, una creatura più grande e compassionevole allunghi una mano verso di lei e la faccia balzare in avanti, in un volo fortuito, proprio sull'erba fresca di pioggia che stava cercando...
Anzi, spesso è usata per prendere in giro una persona che svolge un lavoro in tempi più dilatati rispetto a quelli frenetici richiesti dalla nostra società.
La chiocciola avanza senza fretta, stiracchia le antenne con prudenza, per accertarsi di non incappare in qualche ostacolo. Tutto ciò di cui ha bisogno si trova nel suo guscio, che è casa e bagaglio insieme. Che meravigliosa immagine!
Avete mai fatto caso che il guscio della chiocciola è una perfetta spirale?
La spirale è simbolo di ricchezza, sicurezza, ma anche del sentiero spirituale. Dall'esterno al centro, per poi rapportarsi nuovamente al fuori di noi con più consapevolezza su ciò che siamo.
La chiocciola è quindi viandante e monaca, viaggia col suo chiostro personale sulle spalle e in esso si ritira, quando deve attingere a nuove forze interiori, quando deve riposare per ricaricarsi, per poi svolgersi nuovamente al mondo.
La chiocciola scandisce il tempo della lentezza, insegna a misurare ogni passo, a procedere con costanza e con lo sguardo proteso tutt'intorno, per avanzare con consapevolezza, per esser vigili nel cammino.
Vorremmo raggiungere certe mete in pochi giorni; ci sentiamo dei falliti se a vent'anni non abbiamo un amore, se a trenta un lavoro e a quaranta dei figli che hanno già dieci anni. Ci sentiamo inutili e inadeguati se non siamo come il mondo ci chiede di essere. La nostra diversità, il ritardo con cui giungiamo a certi traguardi, anche quando rispondono alle nostre inclinazioni, sono marchi d'infamia, incisi col fuoco sul nostro amor proprio, per la nostra presunzione.
La chiocciola ci insegna il gusto del percorso, la pazienza del seme che sembra giacere, immobile, sotto la coperta terrena. Seme di cui ci accorgiamo a primavera, quando è sbocciato.
La chiocciola ci rammenta che il nostro viaggio è unico, solitario, gravato dal bagaglio di tutto ciò che compone ciò che siamo e da cui possiamo trarre gli strumenti per andare avanti. La chiocciola è piccola in un mondo grande, ma non sembra sopraffatta dalla grandezza che ha intorno. La affronta con fermezza, millimetro dopo millimetro, occupandosi di ogni ostacolo man mano che si presenta, senza smettere di avanzare per paura che quello appaia.
Perché la chiocciola sa che, anche se viaggia da sola, fa parte del mondo in cui sta viaggiando e, nella sua strada, incontrerà altre chiocciole come lei, col loro bagaglio di peso diverso e uguale al tempo stesso.
E poi chissà che, nel mezzo del suo lento avanzare, una creatura più grande e compassionevole allunghi una mano verso di lei e la faccia balzare in avanti, in un volo fortuito, proprio sull'erba fresca di pioggia che stava cercando...