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La nascita della religione viene spesso associata alla nascita dell'agricoltura, dell'urbanizzazione e della divisione del lavoro (non dovremmo pensare a una soluzione universale: un mondo frammentato potrebbe aver adottato molte "vie").
Vale la pena dare uno sguardo fuori dal contesto medio-orientale. Sappiamo che in Giappone durante il periodo Jomon (circa 10.000 a.C. fino al 4.000 a.C.) sono state rinvenute oltre alle note opere di vasellame (che denotano una popolazione probabilmente stanziale, ma senza agricoltura: già cade un tabù), statuine umane (dogu) o simboli fallici. Alcuni dogu rappresentavano donne gravide, si pensa che queste fossero associate al culto della fertilità; il ritrovamento di alcuni dugu in tumuli funerari o con arti danneggiati fece supporre lo svolgimento di riti apotropaici in periodi di carestia e siccità. Sono stati rinvenuti anche simboli fallici associati a qualche rituale della fertilità.
Questi reperti vanno inseriti nel contesto nipponico successivo, ossessionato dalla fertilità.
Attorno al 3.000 arrivarono nell'arcipelago gli Yayoi, dall'attuale penisola coreana, questi portarono con loro l'agricoltura. Si suppone (e in parte la genetica conferma) che parte dei Jomon si fuse con i nuovi arrivati, altri invece si ritirarono a Nord, diventando gli antenati degli odierni Ainù.
Del periodo Yayoi, sono state rinvenute campane e lame presso alcune rocce; questo fa supporre una sorta di animismo. Gli stessi testi di mitologia giapponese, distinguono tra un periodo in cui la natura parlava (gli alberi, l'erba, le pietre) e un periodo in cui questa smise di parlare. Questa rottura comunicativa viene fatta risalire all'arrivo dei primi imperatori e quindi all'organizzazione dello Stato.
Un possibile culto delle pietre viene delineato anche dal mito di Izanami e Izanagi, i genitori mitologici degli dei. Izanami (la parte femminile) partorì svariate divinità naturali, ma l'ultimo parto, quello del dio del fuoco le costò la vita. Izanami discese allora nel regno dei morti, adattandosi al cibo e alla vita del luogo. Allora, Izanagi scese negli inferi per salvare la sposa, ma dopo averla vista in putrefazione scappò. Izanami adirata dalla vergogna, inseguì il marito per ucciderlo. Izanagi richiuse l'uscita della grotta con un grosso masso (torna la simbologia di un culto delle pietre); a quel punto Izanami disse che ogni giorno avrebbe ucciso 1000 uomini e Izanagi rispose che ogni giorno ne avrebbe fatti nascere 1500 (torna la questione della fertilità-riproduzione).
Alcune riflessioni:
1- Nella parte finale del mito, vediamo che Izanami (femminile) introduce la morte nel mondo, mentre Izanami (maschile) si impegna nel portare la vita, ribaltando una prospettiva che associa la donna alla nascita.
2- Gli storici delle religioni hanno notato la somiglianza con il mito di Orfeo e Euridice.
3- Izanami e Izanagi richiamano una coppia fondatrice che vediamo in molte altre mitologie euroasiatiche (Gea e Urano della mitologia greca). In generale la coppia maschile-femminile associata a vita-morte sembra tipica della popolazioni settentrionali di area paleo-siberiana, forse una rappresentazione simbolica dell'equilibrio luce-tenebre stagionale.
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