Una delle preghiere più belle della liturgia cristiana ci è stata donata proprio dalla donna celebrata oggi, 8 Dicembre, Maria Madre di Dio.
Questa preghiera è il Magnificat e, a fronte di una cinematografia che bestemmia la figura di Maria attraverso il solito femminismo di stampo adolescenziale, è l'unico vero "Vangelo di Maria" a cui si possa fare riferimento.
Il problema dell'essere umano dei tempi ultimi è che non sa guardare oltre, con una tendenza marcata alla bestialità.
Sintomo di questa miopia introspettiva è il prendere uno dei giganti della mistica e ridurne l'essenza al livello di una donna dei nostri tempi: egocentrica, mentalmente ferma all'età adolescenziale, capace solamente di vedere il mondo in riferimento a sé e, ovviamente, de-spiritualizzata. Un feticcio per zitelle semicolte che si sentono perseguitate dallo spettro del patriarcato. E quanto lo vorrebbero vivo, questo spettro, pur di avere realmente qualcosa di concreto contro cui scagliarsi!
Chiaramente la Madre di Dio sta su un piano molto più alto di questi starnazzamenti scomposti e il Magnificat ne è la testimonianza più evidente.
La caratteristica fondamentale di Maria è la sua umiltà.
La parola "umiltà" fa paura, perché si contrappone all'orgoglio, all'affermazione della propria volontà, alla superbia. Lo stereotipo della persona umile è quella della persona che si nasconde, timida, abituata al duro lavoro e al sacrificio.
Però, quando ci si approccia ai simboli sacri - e Maria è simbolo di una realtà metafisica invisibile agli occhi (come l'essenziale) -, lo si può fare solo attraverso lo sguardo della mistica, per comprenderli pienamente.
Cos'è quindi l'umiltà di Maria?
Maria era una donna, un essere umano come tutti. L'eccezionalità di Maria, prima ancora che nella verginità mantenutasi integra anche dopo il parto, comincia ancora prima, al suo concepimento. Maria è l'unico essere umano a nascere senza peccato originale. Dal punto di vista della teologia cristiana, questo è straordinario, perché ci dice che è esistito un essere umano, nello specifico una donna, estremamente amato da Dio, così tanto da essere nobilitato attraverso una "immacolata concezione".
Maria nasce quindi intonsa, pura. Con queste premesse eccezionali, si può certo immaginare che fosse una ragazza devota a Dio, una "brava ragazza" del I secolo a.C. Questo non significa che non avesse personalità, che non ridesse o che non provasse dolore. Ma la vita terrena di Maria era subordinata all'immensità feconda della sua vita spirituale.
E quando l'esperienza di Dio esonda in quella umana, l'umiltà diviene la personalità stessa del mistico. Umiltà è mettere da parte il proprio piccolo Io e porsi in un atteggiamento di apertura a una volontà Altra. Volontà che non è una violenza alla propria, né sopraffazione, ma un'ineffabile pace del cuore, per cui realmente tutto si può fare, perché non si desidera nulla.
È così che Maria, vuota di sé, può accogliere Dio nel suo seno, fino a esserne fecondata, fino a doverlo partorire. Maria si è resa terreno fertile e sterminato e, nobilitandosi agli occhi di Dio attraverso Dio stesso, ha nobilitato Dio agli occhi del mondo.
Maria è l'esempio di donna e di essere umano divinizzato, il più alto esempio a cui ognuno di noi possa aspirare.
Ma certamente è molto più facile abbassare Maria all'umanità dei nostri tempi atei e sconsacrati che non cercare di elevare la nostra anima alla sua altezza.
È più rassicurante pensare che Maria fosse una vittima di una società patriarcale che esplorare le vette vertiginose del cammino spirituale, che non è né piacevole né rassicurante.
Rileggete il Magnificat, riscoprite la vera essenza di Maria e prendete coscienza di quanta miseria abbiamo da mettere in luce, se osiamo anche solo pensarci della stessa specie della Madre di Dio.
Questa preghiera è il Magnificat e, a fronte di una cinematografia che bestemmia la figura di Maria attraverso il solito femminismo di stampo adolescenziale, è l'unico vero "Vangelo di Maria" a cui si possa fare riferimento.
Il problema dell'essere umano dei tempi ultimi è che non sa guardare oltre, con una tendenza marcata alla bestialità.
Sintomo di questa miopia introspettiva è il prendere uno dei giganti della mistica e ridurne l'essenza al livello di una donna dei nostri tempi: egocentrica, mentalmente ferma all'età adolescenziale, capace solamente di vedere il mondo in riferimento a sé e, ovviamente, de-spiritualizzata. Un feticcio per zitelle semicolte che si sentono perseguitate dallo spettro del patriarcato. E quanto lo vorrebbero vivo, questo spettro, pur di avere realmente qualcosa di concreto contro cui scagliarsi!
Chiaramente la Madre di Dio sta su un piano molto più alto di questi starnazzamenti scomposti e il Magnificat ne è la testimonianza più evidente.
La caratteristica fondamentale di Maria è la sua umiltà.
La parola "umiltà" fa paura, perché si contrappone all'orgoglio, all'affermazione della propria volontà, alla superbia. Lo stereotipo della persona umile è quella della persona che si nasconde, timida, abituata al duro lavoro e al sacrificio.
Però, quando ci si approccia ai simboli sacri - e Maria è simbolo di una realtà metafisica invisibile agli occhi (come l'essenziale) -, lo si può fare solo attraverso lo sguardo della mistica, per comprenderli pienamente.
Cos'è quindi l'umiltà di Maria?
Maria era una donna, un essere umano come tutti. L'eccezionalità di Maria, prima ancora che nella verginità mantenutasi integra anche dopo il parto, comincia ancora prima, al suo concepimento. Maria è l'unico essere umano a nascere senza peccato originale. Dal punto di vista della teologia cristiana, questo è straordinario, perché ci dice che è esistito un essere umano, nello specifico una donna, estremamente amato da Dio, così tanto da essere nobilitato attraverso una "immacolata concezione".
Maria nasce quindi intonsa, pura. Con queste premesse eccezionali, si può certo immaginare che fosse una ragazza devota a Dio, una "brava ragazza" del I secolo a.C. Questo non significa che non avesse personalità, che non ridesse o che non provasse dolore. Ma la vita terrena di Maria era subordinata all'immensità feconda della sua vita spirituale.
E quando l'esperienza di Dio esonda in quella umana, l'umiltà diviene la personalità stessa del mistico. Umiltà è mettere da parte il proprio piccolo Io e porsi in un atteggiamento di apertura a una volontà Altra. Volontà che non è una violenza alla propria, né sopraffazione, ma un'ineffabile pace del cuore, per cui realmente tutto si può fare, perché non si desidera nulla.
È così che Maria, vuota di sé, può accogliere Dio nel suo seno, fino a esserne fecondata, fino a doverlo partorire. Maria si è resa terreno fertile e sterminato e, nobilitandosi agli occhi di Dio attraverso Dio stesso, ha nobilitato Dio agli occhi del mondo.
Maria è l'esempio di donna e di essere umano divinizzato, il più alto esempio a cui ognuno di noi possa aspirare.
Ma certamente è molto più facile abbassare Maria all'umanità dei nostri tempi atei e sconsacrati che non cercare di elevare la nostra anima alla sua altezza.
È più rassicurante pensare che Maria fosse una vittima di una società patriarcale che esplorare le vette vertiginose del cammino spirituale, che non è né piacevole né rassicurante.
Rileggete il Magnificat, riscoprite la vera essenza di Maria e prendete coscienza di quanta miseria abbiamo da mettere in luce, se osiamo anche solo pensarci della stessa specie della Madre di Dio.