Nel suo ultimo articolo, l'amico Franco Marino ha manifestato preoccupazione circa le sorti della Chiesa cattolica, dimostrando un turbamento che non si è abituati a vedere in un agnostico e in chiunque non sia un cattolico praticante.
C'è una ragione se anche chi non crede sente un certo fastidio di fronte alle derive che l'istituzione cattolica sta prendendo, e questo fastidio ha molto a che fare col rapporto dell'anima individuale col Sacro.
La bestemmia, l'eliminazione di Gesù dal Natale, l'apertura alle coppie omosessuali generano quanto meno perplessità, se non proprio malessere, in chi si imbatte nell'andazzo attuale del papa, delle gerarchie ecclesiastiche e di tutto quel mondo modernista che non ha più coscienza del senso e della potenza del simbolo e pensa di poterlo rimpiazzare con un Cucù qualsiasi.
La realtà è che la nostra anima è più antica del nostro corpo e ha certamente più memoria di noi, se sente, nelle sue viscere, che c'è della disarmonia, del "diabolico" (in senso etimologico e simbolico) in tutte queste manifestazioni anticristiane. E più che anticristiane, sono contro il Sacro.
Il Sacro non è una bella parola con cui designare un corpus di figure e parole semplicemente solenni, ma è la manifestazione di quella realtà trascendente che abita dentro di noi e con la quale ci rapportiamo nel momento in cui ci dedichiamo a ciò che chiamiamo "spiritualità".
Una vita spirituale è una vita a contatto costante con la dimensione sacra.
Non si vede, non è fatta di estasi settimanali, viaggi astrali e sogni lucidi ogni notte, per questo è poco attraente. Richiede sacrificio, abnegazione, mortificazione dell'io e umiltà. Tutte cose che non esaltano l'ego, quindi rigettate dall'uomo contemporaneo.
Ma la nostra anima sa e, tramite il turbamento, fa sentire la sua voce, sepolta sotto strati di sovrastrutture egoiche.
E sarà lei a far risorgere, se Dio vuole, quel "piccolo resto" che si farà custode e esempio vivente di Tradizione.
Nessuno si senta parte di quel resto, nessuno abbia la presunzione di essere un salvato, perché in questo momento non c'è bisogno di orgoglio e superbia.
Che ognuno guardi nel proprio cuore e agisca sempre secondo la sua purezza.
C'è una ragione se anche chi non crede sente un certo fastidio di fronte alle derive che l'istituzione cattolica sta prendendo, e questo fastidio ha molto a che fare col rapporto dell'anima individuale col Sacro.
La bestemmia, l'eliminazione di Gesù dal Natale, l'apertura alle coppie omosessuali generano quanto meno perplessità, se non proprio malessere, in chi si imbatte nell'andazzo attuale del papa, delle gerarchie ecclesiastiche e di tutto quel mondo modernista che non ha più coscienza del senso e della potenza del simbolo e pensa di poterlo rimpiazzare con un Cucù qualsiasi.
La realtà è che la nostra anima è più antica del nostro corpo e ha certamente più memoria di noi, se sente, nelle sue viscere, che c'è della disarmonia, del "diabolico" (in senso etimologico e simbolico) in tutte queste manifestazioni anticristiane. E più che anticristiane, sono contro il Sacro.
Il Sacro non è una bella parola con cui designare un corpus di figure e parole semplicemente solenni, ma è la manifestazione di quella realtà trascendente che abita dentro di noi e con la quale ci rapportiamo nel momento in cui ci dedichiamo a ciò che chiamiamo "spiritualità".
Una vita spirituale è una vita a contatto costante con la dimensione sacra.
Non si vede, non è fatta di estasi settimanali, viaggi astrali e sogni lucidi ogni notte, per questo è poco attraente. Richiede sacrificio, abnegazione, mortificazione dell'io e umiltà. Tutte cose che non esaltano l'ego, quindi rigettate dall'uomo contemporaneo.
Ma la nostra anima sa e, tramite il turbamento, fa sentire la sua voce, sepolta sotto strati di sovrastrutture egoiche.
E sarà lei a far risorgere, se Dio vuole, quel "piccolo resto" che si farà custode e esempio vivente di Tradizione.
Nessuno si senta parte di quel resto, nessuno abbia la presunzione di essere un salvato, perché in questo momento non c'è bisogno di orgoglio e superbia.
Che ognuno guardi nel proprio cuore e agisca sempre secondo la sua purezza.